Locomotiva a vapore F.S. Gr 552

Questa macchina rappresenta a mio avviso uno dei modelli che ha meglio saputo coniugare eleganza e un’invidiabile efficienza di rendimento tanto da farla diventare la locomotiva titolare per grandi treni espressi come la Valigia delle Indie che passava sul territorio italiano fino all’imbarco nel porto di Brindisi.

Mi sono rivolto alcuni anni or sono ad un modello Arnold della locomotiva br 36, trovato usato a buon prezzo su un’asta on line e mi sono messo al lavoro per riconvertirlo in una 552. RSCN1373.JPGPer prima cosa ho rifatto il tender a tre assi usando fogli di plasticard da 0,5 a 1 mm per telaio e carrozzeria, mentre per le chiodature ho usato uno foglio da 0,15 mm di plastica sul cui retro avevo riprodotto in negativo le varie file di chiodi eseguiti con punta da tracciare. Il motore è fissato al telaio con una culla di ottone da 0,2 mm che trattiene il motore in posizione ma che in caso di manutenzione ne permette l’asportazione senza problemi grazie alla flessibilità della struttura. Ho poi zavorrato il tender sfruttando ogni angolo possibile per evitare che il colpo di avvio del motore potesse ribaltare il tender; la zavorra serve anche per migliorare la presa di corrente delle ruote. Ho poi provveduto a smontare la distribuzione Walchaert trasformandola in Stephenson: i pezzi eccedenti verranno senz’altro utili per prossime elaborazioni.

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Sulla locomotiva ho ricostruito la caldaia ex novo con un cilindro di plastica da 8 mm; a circa metà della caldaia quest’ultima assume un diametro maggiore che ho ottenuto avvolgendo sulla caldaia un foglio di plastica da 0,5 mm che ho incollato con colla per plastica; ho poi riprodotto i vari particolari partendo come sempre da materiali poveri e di facile reperibilità (il duomo è il pulsante di una biro, i tubi sono dei fili di rame sfilati da un cavo elettrico, i rubinetti sono ottenuti da guaina di filo elettrico per circuiti elettronici, ecc.). Inoltre ho avvicinato il carrello alle ruote motrici e ho rifatto il gruppo motore con tubetti e blocchetti di plastica su cui ho fissato con loctite le guide della testa a croce del biellismo. Le lanterne sono realizzate come al solito con un tondino di rame riempito di stagno e su cui ho poi posato il triangolo di protezione del vetro ottenuto do un filo di rame estratto da una treccia di comune filo elettrico per circuiti elettronici.

Al termine di tutto il lavoro mi sono accorto che … la locomotiva non funzionava! Preso da sconforto ho rimesso tutto nella scatola e me la sono dimenticata per qualche tempo. Suggerisco a tutti di fare altrettanto: a volte intestardirsi non serve; meglio prendersi un periodo di distrazione e poi riprovarci. Io ho fatto così e mi sono accorto che la causa era l’eccessiva leggerezza del modello che non prendeva corrente correttamente. Così ho rimediato utilizzando piccoli piombini reperiti in un negozio di caccia e pesca. Ho scelto i più piccoli per poter sfruttare ogni anfratto. Suggerisco anche di schiacciarli sotto una pinza a becchi piatti e larghi in modo da poterne impilare in maggior numero nella stessa unità di spazio. A lavoro ultimato il modello gira bene e senza esitazioni a condizione che si siano ripulite le ruote a dovere dopo le varie lavorazioni (verniciatura compresa, soprattutto se a spruzza).

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Per la verniciatura appunto ho usato i colori Molak nero semilucido dato a pennello, il rosso segnale per le testate porta respingenti e rosso vagone per ruote, telaio della loco e del tender.

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