Locomotiva a vapore F.S. Gr 470

Questa locomotiva ha da sempre attratto la mia curiosità per le forme insolite e non propriamente eleganti, sia della macchina sia del tender, ma che esprimevano per contro un innegabile senso di potenza e robustezza, logica conseguenza dei gravosi compiti di traino su linee di valico per cui era stata progettata. Nelle poche righe di seguito mi soffermerò sui trucchi utilizzati per risolvere alcuni dei principali problemi anziché annoiarvi con l’esposizione in dettaglio delle solite tecniche che – usando materiali poveri e di facile reperimento – ho già spiegato nei miei lavori precedenti. Il modello è stato presentato quest’anno 2018 al Concorso Internazionale ASN di Novegro e si è classificato primo nella sua categoria e ha vinto il Concorso quale miglior modello.

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Primo piano del frontale prima della verniciatura

Volendo a tutti i costi arricchire la mia “Pietrarsa in scalaN” con questa locomotiva ho dovuto subito risolvere il più difficile dei problemi, ossia la motorizzazione. Di telai a 5 assi in commercio non ce ne sono molti e la dislocazione/dimensioni del motore non si sposa con le misure della cabina che – se pur generose – non si adatta facilmente a nessun telaio in commercio. Come sempre è indispensabile avere una buona raccolta di immagini del modello che si vuole costruire perché a volte la soluzione sta nel copiare il reale. Infatti mentre nei disegni ufficiali il tender ha sempre la garitta per il capotreno dal lato opposto alla cabina, in molte foto la posizione era invertita cioè con l’ufficio del capotreno adiacente alla cabina. In questo modo si poteva pensare di montare il motore nel tender e far trasmettere il moto alla motrice attraverso un sottile albero di trasmissione che avrebbe implicato un’apertura nel retro della garitta del tender e della cabina. Orrore! Già vedevo scuotere la testa sconsolata ai puristi del decimo di millimetro che però di solito non hanno mai costruito nulla…. E ciò mi confortò moltissimo nel proseguire nel mio intento!

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Carrozzeria della locomotiva da cui si evincono i vari materiali usati

Mi soffermai sul telaio di una br 57 Hobbytrain ed esaminando la mia raccolta fotografica mi avvidi che se l’albero fosse stato davvero sottile avrei dovuto eseguire dei fori veramente piccoli nella cabina e nella garitta e per di più se avessi potuto realizzare un accoppiamento ravvicinato senza creare problemi in curva avrei potuto riprodurre le tubature degli accoppiatori tra macchina e tender in posizione da dissimulare quasi completamente la presenza dell’alberino di trasmissione anche nella vista laterale del modello; il color nero del tutto avrebbe dato senz’altro una mano.

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Telaio con nuovo albero motore in filo di acciaio

Decisi quindi il aprire il cantiere accettando in partenza due compromessi: 1) che il meccanismo del distributore avrebbe guardato in avanti e non indietro come nella realtà, ma l’idea di mettere mano al biellismo non mi ha sfiorato neppure per un attimo, 2) che il terzo asse avrebbe conservato il bordino: solo chi come me ha smontato il carter della 57 Hobbytrain sa che cosa si trova lì sotto e capirà la mia riluttanza. Prima di procedere alla costruzione del modello ho quindi dovuto verificare che l’ipotesi costruttiva fosse realizzabile.

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Cabina lato posteriore con vista sull’asola di inserimento dell’albero motore

Perciò ho salvato il telaio del tender originale, ma ho modificato le fiancate prendi corrente (che fungono anche da supporto in cui scorrono assi del tender) passando da tre a due soli assi ed allungandola perché il passo era differente. Ho poi calcolato dove sarebbe terminata la cabina e dove la testata del tender e quindi ho realizzato la barra di collegamento sotto cui ho incollato i fili che portano corrente dalla  loco al motore del tender. A questo punto conoscevo anche la lunghezza che avrebbe dovuto assumere il nuovo albero tenendo conto anche dello scorrimento a cui può essere soggetto sul ogni lato.  Infine ho realizzato il famoso alberino invisibile. Ho tagliato l’albero originale a metà per riutilizzare le estremità sferiche, quindi sulla faccia piana di entrambe le metà ho praticato un foro perfettamente al centro (brivido) con una punta da 0,5mm per una profondità di circa 3mm e in esso ho inserito un cavetto di acciaio armonico e fissato il tutto con loctite. A questo punto non resta che verificare il corretto funzionamento soprattutto in curva. Se l’esito è positivo suggerisco un brindisi perché tutto il resto del lavoro sarà in discesa.

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Modello finito lato destro

Il gruppo cilindri è quello originale modificato nelle forme con l’uso di plastica da 0,5 mm curvata e raccordata con lima e stucco al corpo centrale, così come ho riutilizzato il compressore sul praticabile aggiungendo solo la parte superiore (chiodino di ottone) e i tubi di mandata (filo di rame). Per il resto la formula è sempre la stessa e la sapete anche voi: il duomo? Pulsante di una biro; mancorrenti, rubinetti e tubi vari? Filo di costantana e fettine di guaina di cavetto elettrico per simulare i supporti e così via.

Dopo aver costruito la carrozzeria del tender vi accorgerete che …. Il motore esce di qualche mm dalla sagoma: niente paura, era previsto. Io ho optato per il trucco ormai collaudato di costruire un piccolo castello di mattonelle di carbone e poi di disporle in modo da lasciare un vuoto sotto di loro utile per accogliere quanto esce del motore.  Risolto questo intoppo ho ricavato sulla testata dell’ufficio del capotreno l’asola verticale a cui si affaccerà il cono in cui opera una delle teste dell’albero. Segnalo che per poter smontare dall’alto la carrozzeria del tender è necessario che l’asola sia aperta in fondo. Infine si provvede a ricavare anche l’apertura sul retro della cabina (io ho fatto un rettangolo di meno di 3mm per il lato orizzontale, quello maggiore e circa 2 per quello minore).

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Vista laterale da cui si evince l’occultamento dell’albero motore agli occhi degli osservatori

Qui è necessaria una precisazione di ordine pratico per descrivere la sequenza di montaggio, che sarà: 1) inserimento dell’albero nel cono collegato alla vite senza fine della locomotiva; 2) messa in opera del gruppo caldaia-cabina facendo prima passare nell’asola praticata sul retro della cabina la testa dell’albero che si dovrà poi inserire nel cono del tender; 3) inserimento della testa dell’albero nel cono del tender; 4) messa in posa della carrozzeria del tender. E’ più difficile da descrivere che da eseguire, nonostante ciò suggerisco di fare questo esercizio di contorsionismo solo due volte: la prima per verificare che con le carrozzerie in posizione non ci siano problemi di trasmissione e poi – dopo aver separato il tender dalla motrice per la verniciatura – per l’assemblaggio definitivo.

Infine attiro l’attenzione sul muso della locomotiva: volevo ricreare quella sensazione di possanza che emana questa macchina e quindi mi sono cimentato nella costruzione anche del vomere spartineve. Qui mi sono inventato di ricavarlo da un foglio di alluminio da 0,2mm che ho forato per ottenere le asole in cui inserire i respingenti, il gancio di traino e le relative condotte; poi per incisione sul retro con una punta da tracciare ho riprodotto le chiodature e infine l’ho piegato e rastremato alla base. A mio avviso l’obiettivo è stato raggiunto come si può giudicare dalla foto d’apertura dell’articolo.

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Il modello visto dall’alto mette in evidenza la disposizione della carbonaia
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Modello finito lato sinistro con focus sul tender

La verniciatura questa volta è stata eseguita con un misto spruzzo – pennello: spruzzo con bomboletta di nero semilucido per la carrozzeria, mentre per i particolari come cilindri, spartineve e altri piccoli aggiuntivi ho usato lo smalto a pennello; sempre il pennello per il  rosso vagone per ruote e telai, e per il rosso segnale sui panconi e il bordo superiore dello spartineve.

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