Locomotiva a vapore F.S. Gr 740

Proseguendo nella costruzione di locomotive a vapore celebri e che non possono mancare nella collezione di un appassionato di treni italiani mi sono trovato nell’obbligo (piacevole) di riprodurre la più nota e diffusa motrice per treni merci delle FS. La 740 è apparsa per decenni sui cataloghi Rivarossi e poterla finalmente annoverare tra i miei modelli mi ha dato la spinta emotiva, conscio che proprio per la semplicità delle linee doveva essere riprodotta con il massimo della cura.

Quindi come già per la 743 e la 741 mi sono affidato alle benevoli braccia di Fleischmann ed ho acquistato una DB BR56 perché il livello di dettaglio e scorrevolezza del rodiggio uniti all’affidabilità meccanica erano garantiti e poi perché avrei potuto affiancare i tre modelli senza timore di notare differenze significative, visto che le prime due discendono proprio dalla 740.

Le operazioni sono state quindi analoghe a quanto già scritto per i primi due modelli: ho separato la loco dal tender per comodità, dissaldando i cavi elettrici e ho smontato caldaia e cabina per avere tender e il telaio della loco a disposizione per i passi successivi.

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Modello finito con l’evidenza delle dimensioni rispetto alla moneta da 1 €

Motorizzazione e tender: niente di nuovo sotto il sole. Ho modificato la sede dell’asse centrale in origine asimmetrico. Ho poi realizzato il telaio esterno sfruttando al massimo quello del modello originale e arricchendolo con il bilanciere delle sospensioni tra il secondo e terzo asse, il longherone a C che corre sopra agli assi e la cassa delle batterie. La carrozzeria è eseguita in plastica da 0,5 mm facendo attenzione all’ingombro del motore. Naturalmente ho scelto la versione del tender a tre assi con il sopralzo introdotto successivamente, in modo da avere maggior spazio per il motore e per zavorrare in ogni dove con pesi da pesca dei più piccoli, in modo da poterli alloggiare sfruttando ogni angolo disponibile. La parte esterna della carrozzeria è stata poi ricoperta da alluminio da 0,2mm tagliato di misura in modo da riprodurre anche la parte curva verso l’esterno sopra le scalette di accesso. Ovviamente questa parte è stata precedentemente sottoposta a incisione inversa con una punta da tracciare per riprodurre tutte le chiodature di cui le fiancate sono ricche. Infine la scaletta laterale di accesso: è realizzata con profilati a l per gli scalini ed incollati sull’alluminio del fianco con Bostik per poterli posizionare nel modo più corretto. Solo dopo ho fatto i fori per fissare i mancorrenti che sono in filo di costantana in modo da resistere al maneggio del modello. Carrozzeria e telaio sono fissati ad incastro e per liberarli bisogna fare una leggera pressione sui fianchi per liberare il telaio. Il pancone posteriore è stato riutilizzato quasi per intero.

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Dettaglio del tender in costruzione

Desidero qui precisare una cosa: per omogeneità descrittiva parlerò prima della meccanica, quindi del tender e poi della locomotiva. In realtà ho costruito il modello su due linee parallele e mi spiego: anche seguendo i disegni dettagliati (indispensabili!) non si può costruire tutto il tender sperando poi che il pavimento e quindi le scalette siano allineate a quelle della locomotiva, così come le misure esterne siano coincidenti con quelle della cabina o che le aperture vicino ai mancorrenti di salita di tender e loco siano allineati come per miracolo o che le scalette o altro particolare non intralci la barra di aggancio, ecc. Voglio dire che bisogna portare avanti la costruzione dei due elementi solo dopo un’attenta programmazione per dare la sequenza vincente alla fase realizzativa e affiancare spesso i vari elementi per capire ad occhio se l’abbinamento ha un senso, magari barando un poco su alcune misure con lo scopo di rendere il tutto proporzionato e credibile, come insegnava il Maestro Italo Briano. E ciò con buona pace dei puristi nullafacenti di cui sapete cosa penso.

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Primo piano della locomotiva praticamente conclusa, prima della verniciatura

Locomotiva: ho eliminato il supporto per la lampadina e la plastica trasparente, smontato il pancone e conservato le lanterne originali. Il gruppo cilindri è quello originale ma ho ingrandito il diametro dei cilindri incollando una striscia di plastica ricurva dello spessore di 0,5mm. Stuccando e carteggiando il tutto ho ottenuto il blocco finito. Gli steli delle aste dei pistoni sono in filo d’acciaio con un inserto di guaina di filo elettrico per raccordarli al piattello anteriore del cilindro. Suggerisco di fissarli solo a modello ultimato altrimenti rischiamo di romperli con i numerosi maneggiamenti. Con un filo di rame da 1 mm opportunamente piegato e raccordato ho realizzato lo scappamento inferiore. La caldaia è una canalina di plastica del giusto diametro che ho trovato presso un negozio di bricolage: costa poco ed è maneggevole. Per prima cosa l’ho ricoperto da un sottile foglio di plastica da 0,2mm delle dimensioni dello sviluppo della caldaia salvo per la zona del forno dove mi sono tenuto molto largo nelle misure. Su questa “coperta” ho precedentemente inciso le chiodature sulla parte frontale della caldaia prima e dopo il fumaiolo ed anche la posizione delle fasce di rinforzo della caldaia, dopo di che ho incollato il foglio sulla caldaia facendo ben attenzione al rispetto dell’ortogonalità altrimenti ci troveremo le fasce non verticali e la caldaia assomiglierà ad una candela a torciglione.

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Vista lato destro del modello finito

La zona del forno sarà incollata solo superiormente e solo in parte lateralmente e tenuta in posizione con una semplice molletta da stendere. In questo modo avremo ottenuto a fatica zero i fianchi del forno che scendono verticalmente dalla caldaia. Passo successivoè realizzare il castello anteriore di supporto alla caldaia, sotto la camera fumo.Il particolare l’ho eseguito in plastica da 0,5 mm con la dovuta inclinazione e ricoperto da alluminio da 0,2mm su cui ho ottenuto per incisione inversa i chiodi del frontale. Questa operazione è avvenuta solo dopo diversi tentativi di presentazione della caldaia, in modo da rendere la curva del supporto il più possibile coincidente con la caldaia stessa. Infine ho riprodotto anche lo sportello di visita con le sue cerniere. Le fasce sono state realizzate con sottile filo di rame fissato con loctite, il fumaiolo è un pezzo di materozza di sostegno dei pezzi di una scatola di montaggio militare che ho inserita nel trapano e tornita con lime di diversa foggia e poi forato. Il duomo come sempre è il pulsante di una biro non più funzionante; il supporto delle valvole Coale è anch’esso una materozza limata ad hoc. Tutti questi particolari sono stati limati alla base per seguire la forma della caldaia e poi stuccati.

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Modello finito lato sinistro

La cabina è in plastica da 1 mm con il tetto curvo in alluminio perché più stabile nella piegatura su cui ho riprodotto per incisione le due file di chiodi di rinforzo. Ora non resta che fissare la caldaia al telaio con la vite d’origine e incollare la caldaia alla cabina facendo attenzione sempre all’ortogonalità del tutto. Ho quindi realizzato i praticabili in plastica da 0,3mm riproducendo la zigrinatura superiore e prevedendo già il foro in cui inserire il compressore sul lato destro. Ho poi applicato le gronde (filo di rame) le vedette (plastica da 0,2mm), lo sportello sul tetto con le relative cerniere, il pavimento, (idem), le vedette ai finestrini ovali del frontale (alluminio) e la porta di accesso al praticabile (filo di rame).  Ora si può tornare alla caldaia dove si costruiscono i sei sportelli triangolari di visita al forno, avendo cura di imitare le chiodature ai vertici di ogni angolo.I tubi della sabbiera sono di rame e piegati per fasi successive alternate a punti di incollaggio per assicurare la necessaria aderenza alla caldaia. Le valvole di mandata sono in rame e guaina di filo elettrico, il compressore è composto da cilindri di rame inseriti uno dentro l’altro, mentre nello stadio inferiore l’alettatura è stata riprodotta avvolgendo un sottilissimo filo di rame. Le altre tubazioni e i mancorrenti sono in filo di rame o acciaio: i supporti sono le solite fette di guaina di filo elettrico. Il pancone anteriore è stato quasi completamente riutilizzato e la cosa mi ha semplificato non poco, dovendo solo realizzare le solite lanterne in tondino di rame.

Le scalette di tender e macchina sono costruite con uno stelo in filo di ottone piegato a U su cui ho fissato gli scalini in plastica da 0,2mm con l’uso di colla per plastica  e poi con loctite. Questo è il classico caso in cui la lavorazione non può essere fatta separatamente: una volta fissata la scala di destra della loco la si mette sui binari, si avvicina il tender e si fissa la scala di destra e poi gli scalini in modo che siano allineati a quelli della macchina.

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Modello finito e verniciato, pronto per entrare in servizio

Faccio sommessamente notare che al di là di una necessaria manualità e una loco di seconda mano, tutto il resto è quasi a costo zero e quindi l’autocostruzione è davvero fattibile con poco prezzo anche in questa scala davvero sfidante. Quindi non ci sono alibi: se l’ho fatto io lo può fare chiunque con un po’ di allenamento

 La verniciatura è eseguita prima con un primer per omogeneizzare i molti materiali usati e poi a pennello in nero satinato e rosso vagone per ruote e telaio, rosso segnale per i panconi. Infine una mano di trasparente semilucido per salvaguardare il modello dalle manipolazioni.

Infine: non ho volutamente citato piccoli particolari non indispensabili (il sostegno della lanterna sulla camera fumo, la cerniera a V sulla sommità della sabbiera, gli attrezzi del fuoco sulla carbonaia, gli iniettori sotto la cabina, gli accoppiatori sul pancone anteriore ecc. perché credo che ognuno debba fare i conti con il proprio livello di soddisfazione.

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In piena linea al traino di un “Carnera” anch’esso autocostruito

Alcuni anni fa non mi sarei sognato di riprodurre alcuni di questi elementi perché mi accontentavo e andava bene così. Oggi sono diventato più esigente e se dovessi mettere mano ai modelli di inizio carriera sarei molto severo, ma non rinnego nulla. Non a caso su questo mio sito elenco in modo casuale i modelli della mia collezione, alternando vecchie produzioni con altre più recenti e sofisticate. L’orgoglio di costruire qualcosa di propria mano e funzionante in questa scala è già di per sé motivo di vanto e appagamento, quindi: buon lavoro.

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Vista dal basso in piena linea

 

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